Denatalità, allarme Italia: circa il 15% delle coppie non è fertile

Bilotta (direttore “Alma Res”): incidono età e comportamenti, ma spesso cura esiste

Combattere l’inverno demografico è una delle grandi sfide del nostro tempo. Con appena 379mila bambini venuti al mondo, il 2023 ha evidenziato nel nostro Paese l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013. Il trend della denatalità dal 2008 (577mila nascite) non ha conosciuto soste, determinato sia da un’importante contrazione della fecondità (numero di figli per donne in età riproduttiva) sia dal calo del numero di donne in tale fascia di età (per l’invecchiamento della popolazione). Il numero medio di figli per donna negli ultimi sessant’anni è sceso dal 2.70 (1964) a 1.20 (2023) e già da quarant’anni non supera l’1.5 (1.48 nel 1984). Il bassissimo numero medio di figli per donna interessa tutto il territorio nazionale (Nord: 1.21; Centro: 1.12, Sud e Isole: 1.24), mentre fino a trent’anni fa la fecondità era molto superiore nel Sud rispetto al Centro e al Nord (basti pensare che nel 1964 era 3.30 nel Mezzogiorno, 2.38 nel Centro e 2.37 nel Nord).

Un problema, quello della denatalità, causato non soltanto da ragioni economico-sociali (stipendi bassi, aumento del costo della vita, mancanza di servizi a sostegno delle famiglie, etc.), ma anche dalle crescenti difficoltà di concepimento nelle coppie che desiderano avere un figlio. In Italia è stata istituita la Giornata nazionale della salute riproduttiva (22 settembre), proprio con l’obiettivo di promuovere l’attenzione e l’informazione sul tema della fertilità.

“Secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia circa il 15% delle coppie è infertile e questa condizione può dipendere in egual misura sia dalla donna che dall’uomo. Non esistono in Italia dati specifici sulla prevalenza di questo fenomeno – afferma il Professor Pasquale Bilotta, direttore del Centro Fecondazione Assistita “Alma Res” di Roma -. Generalmente si parla di infertilità di coppia in caso di mancato raggiungimento della gravidanza dopo un anno di rapporti sessuali regolari e non protetti. Tra le cause primarie vi è senz’altro il fattore età – dai 40 anni in poi la percentuale di fertilità media è il 20% rispetto a quella riscontrata a 25 anni – ma anche abitudini non sane, come fumo, consumo di alcol oppure condizioni psicologiche limitanti, quali ansia e stress da ritmi di vita/lavoro troppo frenetici. Spesso, comunque, parliamo di patologie prevenibili facilmente curabili, per questo è molto importante una corretta informazione”.

Secondo i dati più recenti dell’ISS, nel 2021, oltre 86.000 donne in Italia si sono sottoposte a trattamenti di fecondazione assistita. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 35 e i 40 anni, seguita dalla fascia tra i 30 e i 35 anni. Il tasso di successo delle procedure varia in base all’età della donna e alla tecnica utilizzata, con una media nazionale del 25% di gravidanze per ciclo di trattamento di fecondazione in vitro. Le donne sotto i 35 anni hanno registrato i tassi di successo più alti, con una percentuale che raggiunge il 40%, mentre per le donne sopra i 40 anni il tasso di successo scende al 15%.

“Non esiste un percorso universalmente valido per tutte le coppie – spiega il Professor Bilotta – Per questo, l’obiettivo primario del nostro Centro è ricercare approcci personalizzati, basati su caratteristiche genetiche e biologiche individuali. Non solo: puntiamo al miglioramento delle tecniche di congelamento e scongelamento di ovociti ed embrioni e investiamo nello sviluppo di nuove metodologie per la diagnosi precoce di malattie genetiche rare”.

Secondo il direttore di Alma Res – che vanta oltre 17mila trattamenti di riproduzione assistita realizzati e più di 7mila bambini nati – è fondamentale continuare a migliorare il quadro normativo per assicurare un accesso equo e sicuro per tutti: “Nel Lazio, per esempio, le coppie che decidono di ricorrere alla fecondazione assistita tramite SSN si recano in altre regioni. Le motivazioni sono legate alla scarsa offerta pubblica o convenzionata nel territorio regionale, lunghe liste d’attesa e costi elevati. Con altri 21 Centri autorizzati privati, stiamo costituendo un Coordinamento a livello regionale: auspichiamo la creazione di un Network di centri pubblici e privati, disponibili a erogare prestazioni in convenzione con il Servizio sanitario nazionale, in modo da aumentare l’offerta e garantire alle coppie un maggiore accesso ai trattamenti di fecondazione assistita”.

Fonte: askanews.it

Reddy, il digital health coach italiano, emerge come progetto innovativo

Nell’era digitale, sempre più italiani si affidano a “Dottor Google” per cercare informazioni su come seguire una dieta sana, organizzare un programma di allenamento o trovare ricette leggere e veloci. I dati parlano chiaro: il 91% degli italiani utilizza dispositivi tecnologici per informarsi su alimentazione, stili di vita sani e pratiche di sostenibilità alimentare (Fonte: Trend Radar realizzato da Samsung in collaborazione con Human Highway).

Questo fenomeno evidenzia come la tecnologia sia diventata un alleato per il benessere, consentendo agli utenti di accedere rapidamente a una vasta gamma di contenuti ed informazioni. Tuttavia, sebbene Internet offra una mole infinita di dati, navigare nel “mare magnum del web” può presentare delle insidie. Gli utenti possono facilmente imbattersi in dati e notizie contrastanti e non sempre attendibili, rendendo difficile discernere tra i consigli validi e quelli fuorvianti. Questa situazione è ulteriormente complicata dalla varietà di esigenze individuali legate all’alimentazione e all’attività fisica, dove un approccio “taglia unica” potrebbe non soddisfare le necessità personali di ognuno.

Per affrontare queste sfide, è fondamentale affidarsi a fonti di informazione verificate e accreditate. In questo contesto Reddy, l’assistente virtuale sviluppato sull’app Melarossa, si propone come una soluzione efficace. Grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale, Reddy è in grado di offrire risposte chiare e personalizzate a chi desidera migliorare il proprio stile di vita e la propria salute. Basato su un ampio database di oltre 4.000 articoli e ricette scritti da nutrizionisti, dietologi e altri esperti del settore, Reddy garantisce informazioni precise e suggerimenti su misura per le singole esigenze degli utenti.

Che si tratti di seguire una dieta vegetariana, gestire intolleranze alimentari o semplicemente migliorare la qualità della propria alimentazione, Reddy è in grado di rispondere a una vasta gamma di domande e necessità. Gli utenti possono trovare facilmente ricette partendo dagli ingredienti disponibili a casa o scegliere il tipo di allenamento più adatto in base al tempo a disposizione. Inoltre, per utenti attivi sull’app Melarossa, Reddy rappresenta un assistente digitale che li supporta nella gestione quotidiana della dieta e dell’attività fisica, aiutandoli a fare scelte consapevoli e salutari.

Ma Reddy, non si limita a fornire informazioni. Disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, funge da coach, aiutando gli utenti a mantenere alta la motivazione e a rimanere concentrati sui propri obiettivi di salute e benessere. L’utilizzo è facile ed intuitivo e riservato agli abbonati: basta porre una domanda nell’app e ricevere risposte dettagliate in pochi secondi, il che facilita notevolmente la vita di chi cerca di migliorare il proprio benessere.

Inoltre, l’interfaccia è progettata per essere user-friendly, senza la necessità di complesse funzionalità. Gli utenti possono dunque eliminare lo stress della ricerca online e fare scelte alimentari più consapevoli e salutari.

Con il lancio di Reddy, Melarossa fa un passo decisivo verso la digitalizzazione della salute, rendendo l’assistenza personalizzata più accessibile che mai. Inoltre, si distingue come la prima nel suo settore ad offrire un assistente virtuale di questo tipo, ponendo così un importante traguardo nel supporto nutrizionale e nella gestione del benessere. Che si tratti di migliorare le proprie abitudini alimentari o trovare una routine di fitness adatta, Reddy rappresenta un supporto per tutti coloro che desiderano prendersi cura della propria salute in modo pratico e informato. Oltre a facilitare l’accesso ad informazioni puntuali ed accurate, potrà contribuire a creare una comunità di utenti più consapevoli e responsabili nei confronti della propria alimentazione e del proprio benessere.

Fonte: askanews.it

Studio coordinato da Iss in tre consultori a Torino, Roma e Padova

Sostenere il benessere emotivo delle neomamme, contrastando i sintomi della depressione post partum con un intervento semplice quanto efficace: il canto di gruppo. É l’obiettivo dello studio “Music and Motherhood” promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha visto la partecipazione di tre Paesi, tra cui l’Italia col coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità.

Attraverso un ciclo di 10 incontri di canto di gruppo settimanali realizzati nei consultori familiari di tre Asl a Torino, Roma e Padova, – spiega l’Iss – si è dimostrato il valore espressivo del canto, che ha aiutato le madri con sintomi di depressione post partum a migliorare il proprio stato emotivo, fornendo uno strumento di interazione con il bambino. Inoltre, il canto di gruppo ha mostrato di contribuire a de-medicalizzare il processo di cura, favorendo l’utilizzo di risorse non sanitarie presenti sul territorio. I risultati dello studio sull’implementazione dell’intervento sono stati pubblicati qualche giorno fa sulla rivista “Frontiers in Medicine”.

L’Iss ha coordinato lo studio italiano svolto nel 2022-2023 puntando sui consultori familiari, da anni impegnati nella promozione e tutela della salute mentale della donna in gravidanza e nei primi mesi dopo il parto. Sono proprio i consultori familiari che, in molte Regioni, offrono lo screening per il riconoscimento precoce della depressione post partum e il colloquio psicologico clinico con finalità diagnostiche in caso di un sospetto disagio psicologico in gravidanza o in puerperio. Tuttavia uno studio nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità ha documentato nel 2019 che solo il 60% delle strutture ha le risorse di personale necessarie ad offrire un trattamento alle donne con sintomi depressivi.

Ad essere coinvolti nella ricerca, la prima esperienza italiana di implementazione multicentrica di un intervento di arte e salute con prove di efficacia, sono stati i consultori di Asl Città di Torino, Aulss 6 Euganea e Asl Roma 2. Presso ciascuna Azienda sanitaria è stato realizzato un intervento di canto di gruppo di 10 settimane condotto da un insegnante di canto, supportato da un professionista sanitario del consultorio familiare, a cui complessivamente hanno partecipato 23 neomamme con sintomi di depressione post partum.

“Il canto – sottolinea Ilaria Lega, Reparto Salute della donna e dell’età evolutiva, Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità – ha aiutato le neomamme ad esprimere i propri sentimenti, a trovare strategie per migliorare il proprio stato d’animo e l’interazione con il bambino. É stato possibile, inoltre, coinvolgere anche donne straniere con padronanza linguistica non sufficiente per essere avviate alla psicoterapia in italiano. L’attenzione alle esigenze delle madri e la co-presenza di un insegnante di canto e di un operatore sanitario sono stati tra i fattori chiave del successo del progetto nella sua declinazione italiana. A testimonianza di quanto emerso dalle analisi svolte dall’Iss, non ci sono stati rifiuti né abbandoni fra le donne avviate all’intervento e l’aderenza all’intervento è stata molto elevata: il numero medio di incontri frequentati dalle mamme è stato di nove su dieci”.

Alla luce del successo di questa prima esperienza, nell’ambito del bando ricerca indipendente Iss 2023 è stato finanziato un progetto pilota, attualmente in corso, volto a sviluppare la versione italiana dei materiali necessari alla realizzazione dell’intervento nel nostro Paese. Questi includono un manuale e un training rivolti a insegnanti di canto e professionisti sanitari coinvolti nell’implementazione, che nel progetto coordinato dell’OMS Europa erano stati resi disponibili in lingua inglese, rappresentando di fatto una barriera alla diffusione dell’intervento su larga scala.

I materiali sviluppati saranno la base per realizzare ulteriori edizioni dell’intervento di canto di gruppo per neomamme con sintomi di depressione post partum nei consultori familiari interessati a sperimentare questa opzione terapeutica a partire dal primo trimestre del 2025.

Fonte: askanews.it

Ricerca di mercato GFK e Fondazione Istituto Danone

Sempre più italiani integrano le proteine animali con quelle vegetali. Il motivo? Per il 74% è anzitutto per salvaguardare la propria salute. E’ quello che emerge da un’analisi di GFK sulle abitudini alimentari degli italiani, presentato nel corso dell’evento odierno promosso da Fondazione Istituto Danone in occasione della sua ultima pubblicazione dal titolo “Transizione proteica: varietà nelle scelte alimentari per la salute umana e del pianeta”.

Un documento che raccoglie i contributi provenienti dal mondo scientifico e che rivela alcuni dati molto interessanti per la nostra salute. Le indicazioni degli esperti suggeriscono che l’alternanza delle proteine animali con proteine vegetali nell’ordine del 3% dell’energia complessiva comporterebbe una diminuzione della mortalità per tutte le cause del 10%. Il consumo di proteine vegetali, oltre al contributo di amminoacidi, fornisce infatti fibre e componenti bioattive che concorrono ad uno stile di vita complessivamente più sano. Motivi di salute che spingono i consumi, dunque, secondo i dati GfK: il 69% degli italiani al momento della spesa sceglie un alimento di origine vegetale.

Non sorprende pertanto che tra le Top 15 categorie per trend di occasioni di consumo rispetto al 2019 si classifichino al primo posto le bevande vegetali. Seguono le uova, la pizza e le verdure,. Dati che registrano un trend in atto da anni: dal 1995 a oggi, gli italiani che seguono la dieta mediterranea sono cresciuti dal 52% al 61%. Proprio da quest’ultima origina quella che oggi si definisce dieta “flexitariana”, che prevede una maggiore assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, particolarmente utili alraggiungimento della quantità e qualità di proteine necessarie al fabbisogno giornaliero. Una nuova modalità di definirsi onnivori, che porta con sé vantaggi già comprovati dai dati scientifici. A cominciare dall’effetto positivo sul peso corporeo e dai benefici nella riduzione di grassi saturi e colesterolo, tipicamente poco presenti in questo tipo di dieta.

Un approccio salutista, quindi, che deve richiamare l’attenzione del legislatore affinché l’acquisto di tali alimenti venga incoraggiato. A guidare le nuove scelte alimentari, però, non ci sono soltanto esigenze nutrizionali, per quanto siano le più rilevanti. Lavolontà di integrare proteine vegetali , infatti, è spesso spiegata anche da fattori etici: il 74,7% degli italiani, per esempio, afferma di prendere in considerazione la sostenibilità ambientale dietro ai propri acquisti (la media mondiale è del 55%).

“Anche nel mondo alimentare si palesa una questione generazionale. Le fasce più giovani, infatti, sono tendenzialmente più attente a cosa consumano, all’origine del prodotto, all’impatto che esso può avere sulla propria salute e sull’ambiente. Ciò porta alla nascita di nuovi trend, che vedono protagoniste le proteine vegetali alternarsi con quelle di origine animale. L’alimentazione a base vegetale non è da considerarsi una moda, ma una realtà che già modifica le abitudini in tavola”, ha dichiarato Fabrizio Gavelli, presidente di Fondazione Istituto Danone.

“Quello che rimane da capire, però – ha aggiunto – è se il Paese sia pronto ad affrontare questa particolare transizione agricola, che richiede visione ed investimenti: c’è infatti un tema di economicità di approvvigionamento delle materie prime che non può essere sottovalutato. Le istituzioni devono approcciare al tema con una consapevolezza più netta del fenomeno, intervenendo anche a livello fiscale, come suggerito da prestigiosi interventi degli esponenti del mondo scientifico, per avere un impatto positivo sui consumatori che hanno a cuore la loro salute”.


Fonte: askanews.it

FARMACIA PIAZZA DR. FABRIZIO - Via Repubblica, 17 - 43040 Felegara (PR) - P.iva 00549170348 - Privacy Policy - Webdesign Fulcri Srl

SCOPRI
L’APP